Teatro Filodrammatici
La “Meraviglia” come chiave per cambiare il senso comune, ma con l’attenzione di non lasciar fuori “i margini”, perché spesso – meno attrezzati – rischio che anche la “meraviglia” diventi questione da “benestanti”. E sappiamo che nei margini è più difficile gestire le solitudini i cui siamo immersi (lacerazioni delle comunità, senso di abbandono e non riconoscimento) – solitudini per altro inadeguate in un’epoca che per la complessità che propone non è un’epoca da solisti – ma avrebbe bisogno di orchestre E nella solitudine è più difficile reagire alla “stupore” e/o allo “spavento” determinati dal fare i conti con la complessità Quindi occorre tener conto dei margini, anzi mettere i margini al centro come chiave di lettura della realtà, perché la realtà dai margini si vede meglio. Lavorare sui linguaggi e sulle narrazioni, sugli spazi di progettazione sulla costruzione delle forme della partecipazione per renderli accessibili a tutte e tutti.
Dialogo tra Claudia Bernabucci, Danilo De Luise e Valentina Sacchetto
Monologo finale di Maurizio Capone
introduce e conduce Andrea Morniroli
In collaborazione con