venerdì 20 settembre - 19:00- 20:00
Teatro Filodrammatici
PERCHÉ ALLEVARE PAVONI
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So con certezza che se mi alzo ogni mattina molto presto, e con una specie di spinta, una mano che mi spinge dal letto per dire: vai, e comincio la mia giornata in cui cerco di fare quanto piú possibile del mio lavoro, i compiti che mi sono dato e che mi hanno dato gli altri. È perché al liceo mi è stato messo in mano Il Gattopardo; è perché mi sono seduto davanti alla tv, ho visto Otto e mezzo e ho continuato a vederlo per mesi perché capivo che lí dentro c’era qualcosa che mi spingeva a pensare: anche io devo esprimermi e fare qualcosa. Se non fossero successe queste due cose, forse non avrei avuto il desiderio, lo slancio e probabilmente nemmeno gli strumenti per immaginare di esprimermi anche io in qualche modo. Non ho mai saputo che senso abbia, né perché mi ostini cosí tanto da anni a fare una cosa e a pensare anche di non poter vivere senza farla; perché so che è un modo di stare al mondo del tutto arbitrario e discutibile. Se io non mi alzassi la mattina pensando che devo scrivere sento che la mia vita avrebbe un vuoto incolmabile; ma questa convinzione non è una convinzione reale, è il senso che gli ho voluto dare io e dentro questa specie di autointrappolamento mi sembra di avere una necessità e un compito; che però non esistono; me li sono imposti, e sto vivendo dentro la trappola che mi sono creato. “Non c’è una risposta, se non quella che dava Flannery O’Connor a proposito del suo allevamento di pavoni − quando racconta che chi va a trovarla le chiede perché alleva pavoni. Non c’è motivo, risponde lei. Anzi, lo dice in modo piú problematico: questa domanda non ha senso, perché la risposta si dovrebbe sapere, e la risposta che si dovrebbe sapere è quella, cioè che non ha alcun senso allevare pavoni; si fa e basta.

Lectio di Francesco Piccolo

Francesco Piccolo

Francesco
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